Università Cattolica
Ambito di ricerca: Intercultura
Anno di pubblicazione: 2016
L’Europa, a partire dagli anni ’60, è diventata l’approdo di un grande flusso di immigrati. Tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90, anche l’Italia è diventata un punto d’arrivo di svariate persone di differenti origini. Con il fenomeno migratorio si è delineato il multiculturalismo come realtà, a volte percepita come problema da risolvere a volte come opportunità da valorizzare. Il Giambellino è l’esempio di una realtà di integrazione efficace, che spiega come un mondo di diversi colori e suoni è possibile. Un piccolo laboratorio sociale in cui convivono svariate etnie.
La scelta di documentare, non tanto le mutazioni del quartiere nella sua struttura sociale, quanto le abitudini, i comportamenti e le storie personali mi ha portata ai primi contatti con gli abitanti. Camminare per le strade del Giambellino è stato come viaggiare in diversi paesi: dall’odore di curry dei ristoranti indiani, ai suoni delle lingue dell’est Europa, alla musica travolgente del sud America, semplicemente camminando sullo stesso marciapiede.
La curiosità di conoscere i comportamenti e le abitudini della vita quotidiana di tante culture insieme mi ha portato a tracciare una mappa attraverso i sapori e i profumi del Giambellino. Bussando alle porte del quartiere per parlare con i residenti, ho raccolto più di 30 ricette, alcune più tradizionali dei loro paesi di origine, altre frutto delle contaminazioni dovuti ai percorsi di vita individuali.
Questa ricerca ha dato vita a “Il ricettario di quartiere”, un’installazione sotto forma di maxi-tovaglia con le ricette scritte dagli abitanti stessi nella loro lingua madre. L’investigazione ha, inoltre, generato un’ulteriore pratica di partecipazione che ha visto come protagonisti i bambini del Giambellino: un laboratorio didattico-artistico il cui obiettivo è stato riconoscere e usare le spezie attraverso le loro proprietà coloranti.