Buildless

Performance di Gaetano Consulo

A cura di Il Colorificio (Michele Bertolino, Bernardo Follini, Giulia Grgnanin, Sebastiano Pala)
c/o Piazza Tirana
Anno di realizzazione: 2019

Il Colorificio ha invitato Gaetano Cunsolo a operare in Piazza Tirana, cuore del quartiere del Giambellino, nell’arco della notte del 6 aprile 2019. La performance Buildless si compone di un tavolo da studio e da lavoro: come su di un tecnigrafo rovesciato l’artista decostruisce la metodologia progettuale riarticolando i macro e micro-fenomeni circostanti. La superficie piana funziona come un’esca di aggregazione: una sorta di bivacco pubblico a cui ci si può spontaneamente unire.

 

La performance di Cunsolo per accorciare le distanze

Nei sei capitoli che costituiscono la griglia di esercizio della performance di Cunsolo, si rincorrono tematiche e metodologie, gesti apparentemente marginali, che costruiscono la pratica dell’artista. L’avvicinamento e la concentrazione del pubblico attorno a Buildless accorciano le distanze, favoriscono la messa a fuoco del timido roteare di una piccola finestra o dello sconclusionato vagare di una marionetta. Riformulano la monumentalità demagogica a cui la piazza – luogo delle adunate, delle imponenti manifestazioni di grandeur – è obbligata.

 

Un’operazione di camouflage della realtà

Così, gli occhi si muovono quasi come se si dovesse controllare l’esattezza del movimento delle pedine della dama che due anziani sono intenti a giocare. La riduzione della scala affretta l’attenzione al quotidiano, la orienta sulle varietà degli accadimenti. Ed è, nondimeno, quasi impossibile evitare l’istinto a proiettare, sfuggire quel meccanismo di difesa anche psicanalitico di dislocazione del proprio vissuto su oggetti o persone – un’operazione di camouflage della realtà che la rende a nostra immagine e somiglianza.

 

Il contesto: diritto alla casa in Giambellino

In piazza Tirana, come altrove, non tutti hanno il diritto a una casa dove potersi abbandonare al riposo. Nel quadro di un’economia post-industriale, le città hanno mutato la loro geografia e le arene pubbliche si sono trasformate in terreni fertili per gli interessi privati, facilitati dalla compromissione delle istituzioni locali. Tali processi di gentrificazione hanno materializzato spazialmente il contrasto sociale non prestando ascolto alle urgenze degli stessi cittadini. Negli ultimi mesi, con il sequestro della Base di Solidarietà Popolare di via Manzano – attiva nel supporto delle famiglie in stato di necessità –, il Giambellino ha visto aumentare la percezione di queste problematiche presenti ormai da anni.

 

Azioni marginali per riappropriarsi dell’espropriato

Talvolta si vedono donne e uomini prendersi cura delle strade. Sono alcuni tra i gesti nascosti, che prendono forma il mattino quand’ancora la città si sveglia, la sera quando si rientra a casa. Sono azioni marginali – e perché si occupano dei margini fisici e perché provengono dai margini – che dischiudono la fragilità degli spazi architettonici in cui si compongono, la loro umana precarietà. Di nuovo, perdono le proporzioni progettuali, riducono la scala, si fanno discontinue, confondono l’interno con l’esterno, il privato con il pubblico: si riappropriano di quello che gli è stato sottratto.

 

Landscaping, la priorità etica della forma

Fanno parte di quello che Cunsolo chiama landscaping: in queste esperienze la forma non ha un valore accessorio, non è lucida del suo potere seduttivo né utopica per l’immaginazione modernista di futuri – che ad oggi saranno brevi presenti. Invece, nella ricorsiva instabilità che la caratterizza, la forma allude a priorità etiche, è consapevole di urgenze perché risponde a queste. Si nutre del contesto in cui opera, così combina la sua sintassi con la semantica e produce una traccia verbale che sia puntello per ulteriori discussioni.